LODI SEGRETA SI SVELA

Visita ai luoghi segreti della città

07-OTTOBRE

11 NOVEMBRE

16 DICEMBRE

C’è una Lodi misteriosa e inviolata a cui pochi hanno avuto accesso nel corso dei secoli. Nascosta decine di passi sotto il manto stradale o esposta nel punto focale della città, ma dotata di percorsi inaccessibili e stanze inespugnabili. Luoghi rimasti segreti e finalmente svelati dall’Associazione Lodi Murata con il supporto organizzativo e logistico di Pro Loco Lodi e la disponibilità dell’Ente Cattedrale e della parrocchia di Santa Maria Assunta.

Tre date per visitare l’antico sepolcreto dei filippini, la torre campanaria del duomo, l’impenetrabile stanza del tesoro, il chiostro cinquecentesco dei canonici, in un susseguirsi di epoche e aneddoti, antiche pratiche e misteri tuttora irrisolti.

Due possibili orari di visita – ore 14.00 oppure 15.00 – per un numero limitato di partecipanti, lodigiani interessati ad approfondire la conoscenza della propria città ma anche visitatori dal territorio circostante. Avvolti da un viaggio a ritroso nei secoli, immersi nella quotidianità di epoche lontane, emozionati dall’ingegno di maestranze antenate e dalla bellezza di scorci inattesi.


primo turno ore

14:00

secondo turno ore

15:00

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LODI DALL’ALTO DELLA TORRE CAMPANARIA

220 gradini in pietra, scalino in più o scalino in meno, conducono in cima alla torre campanaria della Cattedrale di Lodi. Per un selfie a 46 metri d’altezza, per ammirare la città da un punto d’osservazione inedito, per osservare le campane che ogni giorno scandiscono l’incedere del tempo, intitolate a parroci, vescovi e sommi pontefici. Autentico capolavoro di ingegneria cinquecentesca, il campanile attuale fu eretto nell’arco di 16 anni, dal 1539 al 1555, in seguito all’incendio della torre preesistente, perpetrato dai Lanzichenecchi nel 1522. La struttura, che non fu progettata con mera funzione ecclesiastica ma che fungeva anche da torre di avvistamento e da presidio militare, porta la firma di Callisto Piazza e si innesta con uno spettacolare equilibrio di pesi e contrappesi sulla cattedrale romanica, senza inficiarla con la sua altezza e la sua stazza. Al suo interno cela scale di raccordo che conducevano fino alla stanza del Capitano, ma anche percorsi ricavati nell’intercapedine delle mura per il passaggio delle truppe, oltre ad ambienti segreti con giacigli e focolare..

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TRA GLI ARCHI RAMPANTI FINO ALL’ALLOGGIO DELL’OROLOGIAIO

uno di questi anfratti è posto quasi alla sommità della torre campanaria. Vi si accede aprendo una porta consumata dal tempo e dai tarli che conduce alla stanza dell’orologio, custode da secoli di un meccanismo preciso e articolato atto a scandire i rintocchi delle campane. L’attuale meccanismo di epoca ottocentesca, a carica meccanica, supplisce all’originale secentesco. Accanto alla stanza dell’orologio v’era l’alloggio dell’orologiaio, un addetto pagato dalla municipalità preposto alla sorveglianza e alla manutenzione del meccanismo di vitale importanza per l’epoca. Un giaciglio, delle coperte e un focolare - dedotto dai mattoni anneriti per l’assenza di una canna fumaria - erano le pochissime dotazioni in uso alla quotidianità di questa persona, la quale doveva dare anche l’allarme in caso di assedio alla città.

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L’IMPENETRABILE STANZA DEL TESORO

220 gradini in pietra, scalino in più o scalino in meno, conducono in cima alla torre campanaria della Cattedrale di Lodi. Per un selfie a 46 metri d’altezza, per ammirare la città da un punto d’osservazione inedito, per osservare le campane che ogni giorno scandiscono l’incedere del tempo, intitolate a parroci, vescovi e sommi pontefici. Autentico capolavoro di ingegneria cinquecentesca, il campanile attuale fu eretto nell’arco di 16 anni, dal 1539 al 1555, in seguito all’incendio della torre preesistente, perpetrato dai Lanzichenecchi nel 1522. La struttura, che non fu progettata con mera funzione ecclesiastica ma che fungeva anche da torre di avvistamento e da presidio militare, porta la firma di Callisto Piazza e si innesta con uno spettacolare equilibrio di pesi e contrappesi sulla cattedrale romanica, senza inficiarla con la sua altezza e la sua stazza. Al suo interno cela scale di raccordo che conducevano fino alla stanza del Capitano, ma anche percorsi ricavati nell’intercapedine delle mura per il passaggio delle truppe, oltre ad ambienti segreti con giacigli e focolare..

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A RITROSO NEI SECOLI NEL CHIOSTRO CINQUECENTESCO

Mantiene ancora l’impianto tipico cinquecentesco il chiostro dei canonici, posto a lato della cattedrale e collegato attraverso il vicolo degli Sgrugni all’allora sede del mercato. Lastricata da ciotoli di fiume e ricoperta nello stadio finale da un soffitto a cassettoni, questa viuzza rimasta intatta catapulta tuttoggi il viandante in uno scenario di tardo umanesimo. Ma anche una passeggiata all’interno del chiostro dei canonici invita allo stupore e al raccoglimento, scandito com’è da snelle colonne di granito con capitelli scudati, e cornici a mattoni con finiture di severa eleganza. Le pareti sono impreziosite da lapidi sepolcrali di vari vescovi, oltre alla targa marmorea con la serie cronologica dei vescovi che si sono succeduti nel capoluogo lodigiano, tra cui spicca qualche nome leggendario come il vescovo ausiliare Angelo Bersani Dossena. Vi sono poi altri reperti antichi, emersi dagli scavi del cantiere dell’antica Laus Pompeia e dal cantiere del duomo, tra cui capitelli e porzioni di manufatti archeologici. Un altro passaggio collega il chiostro al cortile del palazzo episcopale, in un viaggio che prosegue nel corso dei lustri.

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I SARCOFAGI INVIOLATI DELL’ANTICO SEPOLCRETO

Mantiene ancora l’impianto tipico cinquecentesco il chiostro dei canonici, posto a lato della cattedrale e collegato attraverso il vicolo degli Sgrugni all’allora sede del mercato. Lastricata da ciotoli di fiume e ricoperta nello stadio finale da un soffitto a cassettoni, questa viuzza rimasta intatta catapulta tuttoggi il viandante in uno scenario di tardo umanesimo. Ma anche una passeggiata all’interno del chiostro dei canonici invita allo stupore e al raccoglimento, scandito com’è da snelle colonne di granito con capitelli scudati, e cornici a mattoni con finiture di severa eleganza. Le pareti sono impreziosite da lapidi sepolcrali di vari vescovi, oltre alla targa marmorea con la serie cronologica dei vescovi che si sono succeduti nel capoluogo lodigiano, tra cui spicca qualche nome leggendario come il vescovo ausiliare Angelo Bersani Dossena. Vi sono poi altri reperti antichi, emersi dagli scavi del cantiere dell’antica Laus Pompeia e dal cantiere del duomo, tra cui capitelli e porzioni di manufatti archeologici. Un altro passaggio collega il chiostro al cortile del palazzo episcopale, in un viaggio che prosegue nel corso dei lustri.

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